Quella che condivido al termine di questa mia breve presentazione, è l’interessantissima relazione del Prof. Pietro Ichino tenutasi in un convegno di gennaio 2018 a Taranto.
Mi scuso sin d’ora per l’audio di bassissima qualità, ma sono certo che se non avete avuto la possibilità di ascoltare il chiarissimo ed illustrissimo Professore su questi argomenti, alla fine del video mi ringrazierete comunque!
Ma entriamo subito nel merito dei contenuti citati dal Professore nella sua relazione, e diciamo subito che “stiamo assistendo ad una crescita di attenzione per il fenomeno dei platform workers, cioè di coloro che lavorano tramite piattaforme digitali. Si ipotizza sin d’ora che siano destinati ad intaccare l’area del lavoro subordinato, oggi protetto da un sistema di coperture assicurative obbligatorie”.
Da qui l’esigenza di iniziare a pensare ad una tutela specifica per queste nuove forme di lavoro.
E’ per questo che il Prof. Ichino ha presentata al Senato una proposta di legge che vuole, definire il contenuto del contratto di assistenza mutualistica tra le imprese (umbrella company) ed il lavoratore nelle piattaforme.
Ma in quale contesto nasce questa proposta di legge.
Il contesto è quella attuale, caratterizzato dall’avvento delle tecnologie e dei suoi effetti sul mondo del lavoro. Informatica e telematica hanno un fortissimo impatto sul campo del lavoro, riducendo ed azzerando i costi di transazione derivanti dalla difficoltà che le persone incontrano per trovarsi fra loro e comunicare a distanza.
E ancora: “Uno strumento tipico di questo abbattimento dei costi di transazione è costituito dalla cosiddetta labour platform: un luogo virtuale in internet, dove ciascun prestatore può essere in qualsiasi momento contattato da un soggetto interessato al servizio offerto, ingaggiato e retribuito, sulla base di una negoziazione individuale e/o in base ad una tariffa standard prestabilita da chi gestisce la piattaforma (vedi a proposito di questo modello di disintermediazione, la commercializzazione del servizio di autotrasporto di Uber)”.
E come funzionano queste piattaforme?
E’ uno spazio nella rete internet, che favorisce l’incontro tra prestatore e fruitore del servizio, e che produce un miglioramento del servizio con un abbattimento dei costi. Chi cerca un servizio, lo trova nella piattaforma; il datore di lavoro che cerca la manodopera, la rintraccia nella piattaforma.
L’utente riceve un servizio quando richiesto e a minor prezzo; e l’utente è anche il lavoratore stesso.
Rispetto al passato è aumentato il numero dei servizi che rientrano nelle offerte della piattaforma ed il fenomeno và allargandosi così a tantissime figure diverse e professioni vecchie e nuove.
Ed in questa cornice, cosa sono le Umbrella Companies?
Si tratta di imprese che offrono un rapporto di lavoro, anche in forma subordinata, a lavoratori sostanzialmente autonomi dotati di un loro portafoglio committenti o comunque capaci di entrare direttamente in contatto con le aziende per lo più mediante una piattaforma digitale. Tali lavoratori sono però al contempo interessati a una copertura previdenziale e ad essere esentati dalle complicazioni amministrative per l’incasso dei compensi.
Le umbrella companies svolgono, inoltre, una funzione mutualistica, con la costituzione di fondi che consentono di dare continuità ai flussi di reddito ammortizzando i ritardi di pagamento e le eventuali inadempienze dei committenti assumendo, in taluni casi, anche funzione di rappresentanza collettiva per i propri “dipendenti”.
L’utilizzo del contratto di lavoro subordinato (prevalentemente nella forma del job on call) assume, per l’esperienza fatta all’estero, la funzione di fornire alla persona interessata un insieme di coperture assicurative, senza che il “datore di lavoro” abbia alcun interesse diretto né alla prestazione lavorativa né al risparmio di costi di transazione. Ma tutto è simulato, dal contratto di lavoro alle stesse umbrella companies che non sono né creditrici né utilizzatrici.
E per quanto riguarda gli impatti sul sistema previdenziale?
Questo è un altro importante punto da tenere presente: le piattaforme producono effetti destrutturanti sul sistema delle protezioni tradizionali (assicurazioni). Al crescere, del numero di lavoratori in piattaforma, si metterà in discussione la scelta della subordinazione come fattispecie fondamentale e pressoché esclusiva di riferimento del sistema di protezioni. “L’area del lavoro subordinato coinciderà sempre di meno con l’area nella quale la protezione dell’ordinamento è necessaria, non solo perché la subordinazione è compatibile – ormai questo si osserva da tempo, soprattutto nell’area dirigenziale – con posizioni di notevole forza contrattuale del prestatore; ma soprattutto perché, viceversa, sarà sempre più ampia l’area dei lavoratori qualificabili come “autonomi”, ma che svolgono funzioni tradizionalmente proprie dell’area della subordinazione, che solo le nuove tecnologie consentono di sottrarre a quell’area”.
Ed allora la domanda nasce spontanea: cosa accadrà di quei soggetti più deboli in piattaforma? Che ne sarà della loro protezione assicurativa?
Ed è per trovare una risposta a queste domande che si inserisce la proposta di legge Ichino.
La proposta di legge, infatti, mirerebbe ad integrare la normativa del Jobs Act autonomi ( legge 22 maggio 2017 n. 81) e prendendo le mosse dalla situazione appena descritta, vuole fornire innanzitutto una nozione di lavoro mediante piattaforma digitale inteso come “l’attività svolta da prestatori di lavoro autonomo che, non essendo iscritti ad albi o ordini professionali e non essendo assoggettati a un regime di previdenza obbligatoria, offrono i propri servizi in rete mediante appositi siti specializzati e applicazioni, rispondendo di volta in volta alle richieste di servizi provenienti da uno o più committenti”.
Inoltre, intende formulare il contenuto del contratto di assistenza mutualistica tra la umbrella company e il lavoratore in piattaforma (o un lavoratore autonomo tout court che non sia un platform worker) quando non appartengano a categorie per le quali sia in vigore un regime di previdenza obbligatoria, prevedendo la possibilità di procedere alla costituzione di posizioni presso INPS e INAIL.
Deve essere consentito alla umbrella company di svolgere per intero la propria funzione di “ricostruzione” della posizione giuridica del lavoratore autonomo con riguardo al suo interesse alla continuità del reddito e alle coperture previdenziali essenziali.
Il nuovo tipo di contratto che si delinea non è del tipo subordinato, esso non fa sorgere in capo alla società un diritto alla prestazione lavorativa, né la configura come somministratrice della prestazione stessa a utilizzatori terzi.
Se invece, non viene stipulato un contratto come quello su delineato, si prevede l’intervento dell’INPS e della piattaforma digitale messa a punto per i pagamenti ai lavoratori occasionali e per la gestione dei contributi, da interfacciare con la piattaforma dei lavoratori suddetta, con l’obiettivo di garantire le protezioni minime costituzionalmente dovute.
Infine, si prevede che il compenso attribuito, deve rispondere ai criteri di uno standard minimo sul quale non saranno applicate le ritenute che dovranno essere poi calcolate e versate in modo autonomo dal lavoratore.
Buon ascolto!